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Principi di educazione cristiana

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    La prova di Giobbe

    Per quelli che amano Dio e che sono “chiamati secondo il suo disegno” (Romani 8:28), la biografia biblica contiene una lezione maggiore di quella che deriva dalla scuola della sofferenza. “...voi me ne siete testimoni, dice il Signore; io sono Dio” (Isaia 43:12): testimoni che egli è buono e che la sua bontà è perfetta.PEC 87.4

    L’altruismo, su cui si fonda il regno di Dio, è odiato da Satana il quale ne nega perfino l’esistenza. Fin dall’inizio del grande conflitto, egli si è sforzato di dimostrare che i princìpi sottintesi alle azioni di Dio sono egoistici, e fa altrettanto con chiunque serve il Signore. L’opera di Cristo e di quanti portano il suo nome consiste nello smentire le affermazioni di Satana.PEC 88.1

    Gesù venne sulla terra in forma umana per darci un’illustrazione di altruismo con la sua vita. Tutti coloro che accettano questo principio devono collaborare con lui e rivelarlo nella loro vita pratica. Scegliere ciò che è giusto per amore della giustizia, stare dalla parte della verità a costo della sofferenza e del sacrificio, questa “‘... è l’eredità dei servi del Signore, la giusta ricompensa che verrà loro da me’ dice il Signore”. Isaia 54:17.PEC 88.2

    Molto presto nella storia del mondo troviamo il racconto della vita di un uomo che dovette subire un conflitto da parte di Satana.PEC 88.3

    Colui che legge i cuori rese di Giobbe la seguente testimonianza: “...Non ce n’è un altro sulla terra che come lui sia integro, retto, tema Dio e fugga il male”. Contro quest’uomo Satana portò la sua sprezzante accusa: “È forse per nulla che Giobbe teme Dio? Non lo hai forse circondato di un riparo, lui, la sua casa e tutto quello che possiede?... Ma stendi un po’ la tua mano, tocca quanto egli possiede, e vedrai se non ti rinnega in faccia”. Il Signore disse a Satana: “Ebbene, tutto quello che possiede è in tuo potere; soltanto, non stendere la tua mano sulla sua persona”. Cfr. Giobbe 1:8-12.PEC 88.4

    Satana, allora, con il permesso di Dio, tolse a Giobbe tutto quello che possedeva: greggi e mandrie, servi e serve, figli e figlie, e “...colpì Giobbe di un’ulcera maligna dalla pianta dei piedi alla sommità del capo”. Giobbe 2:7.PEC 88.5

    Un’altra amarezza fu aggiunta al suo calice: gli amici di Giobbe, vedendo nelle sue avversità la giusta retribuzione del peccato, aggravarono il suo spirito afflitto con accuse di presunte colpe da lui commesse.PEC 88.6

    Apparentemente abbandonato dal cielo e dalla terra Giobbe, pur mantenendo intatta la fiducia in Dio e consapevole della propria integrità, con angoscia e perplessità gridò: “Io provo disgusto della mia vita”. “Oh, volessi tu nascondermi nel soggiorno dei morti, tenermi occulto finché l’ira tua sia passata, fissarmi un termine, e poi ricordarti di me!” Giobbe 10:1; Giobbe 14:13.PEC 88.7

    “Ecco, mi uccida pure! Oh, continuerò a sperare”. Giobbe 13:15. “Ma io so che il mio Redentore vive e che alla fine si alzerà sulla polvere. E quando, dopo la mia pelle, sarà distrutto questo corpo, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò a me favorevole; lo contempleranno i miei occhi, non quelli d’un altro...”. Giobbe 19:25-27; cfr. Giobbe 19:7-21; Giobbe 23:3-10.PEC 88.8

    A Giobbe fu fatto secondo la sua fede: “Se mi mettesse alla prova, ne uscirei come l’oro”. Giobbe 23:10. Così avvenne. Con la sua paziente sopportazione, egli vendicò l’offesa fatta al suo carattere e al carattere di colui che egli rappresentava. E “...il Signore lo ristabilì nella condizione di prima e gli rese il doppio di tutto quello che già gli era appartenuto... Il Signore benedì gli ultimi anni di Giobbe più dei primi”. Giobbe 42:10-12.PEC 89.1

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